Techland ci presenta quella che ha tutta l’aria di essere la naturale evoluzione di Dead Island: Dying Light. Questo nuovo survival horror con ambientazione open-world punta a riscrivere la storia del genere, ma riuscirà a centrare l’obiettivo? Scopritelo insieme a noi nella nostra recensione!

Storia

Il gioco è ambientato nella città turca di Harran, dove un misterioso virus ha contagiato buona parte della popolazione trasformandola in zombie. Il governo ha prontamente sigillato la zona per contenere l’epidemia, ma qualcosa è andato storto. Un file segreto, contenente una possibile cura per la malattia, è stato lasciato in città e finito nelle mani di un politico locale che minaccia di diffonderlo online con conseguenza disastrose.

Qui facciamo la conoscenza del protagonista, Kyle Crane: agente del GRE inviato nella zona di quarantena per recuperare il file e raccogliere informazioni sui superstiti. Crane verrà paracadutato ad Hassan, ma il lancio non sarà dei migliori e finirà per essere morso da uno zombie ed essere infettato a sua volta.

Trovato e curato dai superstiti de “La Torre”, Crane si addentrerà nei meandri della città alla scoperta delle disastrose conseguenze del virus, ma non prima di aver imparato le tecniche di base del parkour. Recuperare il file non sarà un’impresa semplice, ma ben presto ci sarà chiaro che la nostra missione non è effettivamente quella per cui siamo stati mandati ad Harran e le nostre priorità cambieranno drasticamente.

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Per quanto riguarda la narrazione, Dying Light centra a pieno il proprio obiettivo. La storia scorre piacevolmente, con alcuni colpi scena ben assestati ma anche con alcune immancabili ovvietà a cui titoli del genere vanno incontro inevitabilmente. Ogni personaggio di cui faremo la conoscenza sarà caratterizzato in modo magnifico, ognuno avrà la propria storia di sottofondo che potremo decidere se approfondire o meno affrontando le missioni secondarie.

Gameplay

L’ambientazione di Dying Light è totalmente open-world, potremo quindi esplorare Harran come meglio crediamo. Per farlo avremo bisogno di correre e sfruttare tutta la nostra conoscenza del parkour. Sotto questo aspetto, Dying Light ricorda tantissimo Mirror’s Edge. Il sistema di movimento infatti utilizzerà proprio le meccaniche che abbiamo già visto nella nostra avventura con Faith, con tutti i suoi pregi e difetti.

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Il parkour, tuttavia, in Dying Light sembra funzionare davvero alla perfezione. Corse sfrenate e pericolose arrampicate diventeranno il nostro pane quotidiano, non che la nostra unica via di sopravvivenza. Con l’avanzare dei livello, inoltre, avremo a disposizione anche un rampino che ci permetterà di muoverci più velocemente, dando al gioco ritmo totalmente nuovo di cui si inizia a sentirne il bisogno dopo meno di una decina di ore di gioco.

Eplorando la città di Harran guadagneremo dei punti esperienza che potranno essere utilizzati per imparare nuove abilità e potenziare il nostro personaggio. Dying Light quindi si arricchisce anche di un comparto RPG che calza a pennello con quelle che sono le possibilità del gioco. I rami in cui potremo progredire sono essenzialmente tre: Sopravvivenza, Agilità e Forza. Il primo ci consentirà di portare con noi più oggetti ed imparare ad sfruttare più elementi per la sopravvivenza, come la possibilità di creare ed utilizzare uno scudo oppure intingersi del sangue degli zombie per risultare invisibile ai nostri nemici mangiacarne.

L’agilità, d’altro canto, ci consentirà di muoverci più velocemente e fare meno rumore durante le nostre esplorazioni, fattore essenziale per evitare di essere assaliti da orde di zombie affamati. Il terzo ed ultimo ramo ci consentirà di padroneggiare le armi in modo ottimale, permettendoci di brandire armi più pesanti con minor fatica. Fatica che si farà sentire quando il nostro livello di Vigore scenderà a zero dopo aver colpito un nemico senza sosta. Non potremo infatti attaccare a testa basta, ma dovremo sempre valutare come e quando farlo, per evitare di rimanere senza la possibilità di colpire e quindi alla mercé del nemico.

Durante la nostra avventura ci ritroveremo a combattere con numerosi tipi di Zombie, a partire dai classici “sacchi di carne” che non desteranno troppi fastidi se controllati a dovere. A preoccuparci invece saranno i Virali, in grado di inseguirci ovunque pur di far di noi un solo boccone, oppure i Toad che ci sputeranno addosso il loro veleno per rallentarci ed ucciderci. Tra i più letali invece troviamo i Bomber, che esploderanno distruggendo tutto quello che c’è nel raggio di 3 metri, e i Demolitori che saranno davvero tosti da buttar giù.

Gli zombie saranno ovviamente al centro dei nostri problemi, ma una minaccia ancor maggior è rappresentata dall’uomo. Gli scagnozzi di Rais, un uomo senza scrupoli che ha preso in mano la città dopo l’epidemia, ci daranno filo da torcere nel recupero delle provviste fondamentali per la sopravvivenza, perché più intelligenti dei normali zombie ma soprattutto perché meglio armati di noi (per buona parte del gioco).

A nostra disposizione, infatti, avremo armi di “fortuna”. Tubi del gas, piedi dei tavoli, chiavi inglesi e via dicendo finché la nostra esplorazione non ci porterà alla scoperta di qualche machete, spada o arma da fuoco con cui potremo finalmente sterminare zombie e scagnozzi.

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Tutte le armi saranno potenziabili grazie ai progetti che troveremo durante l’esplorazione. Potremo creare delle mazze chiodate in grado di fulminare più nemici contemporaneamente oppure dei piccoli coltelli in grado di dissanguare velocemente i nostri nemici.

Il “looting” sarà una delle attività centrali della nostra esperienza di gioco, senza materiali infatti non potremo craftare elementi che ci aiuteranno molto nel corso della nostra avventura. Esplorare ogni casa alla ricerca di oggetti preziosi o casse da scassinare sarà fondamentale per la nostra sopravvivenza.

Inoltre, l’intera campagna è giocabile in modalità co-operativa fino a 4 persone online. Giocare con gli amici in questo scenario apocalittico è davvero un’esperienza godibile al 101%, che renderà il gioco un pochino più semplice facendo guadagnare numerosi punti al fattore divertimento.

Paura del buio?

In Dying Light avremo anche un ciclo giorno-notte che diventerà il nostro più grande nemico. Durante il giorno, infatti, non saranno necessarie grosse abilità per portare a termine i nostri compiti, basterà affrontare l’avventura con attenzione per portare a termine le missioni senza troppe morti. Tuttavia, di notte, la situazione cambierà radicalmente e ci ritroveremo ad affrontare minacce ben più grosse di qualche scagnozzo armato o di un virale che ci insegue.

La notte ad Harran sarà tempestata di zombie molto particolari chiamati Notturni, che se ci prenderanno non ci daranno nemmeno il tempo di imprecare prima di staccarci la testa a morsi. In Dying Light, la notte fa davvero paura. La quasi totale assenza di luce ci porterà a muoverci con estrema cautela, cercando di non far rumore per non attrarre orde di zombie infuriati. Per fortuna, i Notturni non sono invulnerabili. Per scacciarli avremo bisogno della nostra fidata torcia raggi UV che illuminando gli zombie li immobilizzerà e ci fornirà secondi extra per provare a sottrarci alla furia dei notturni.

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La notte, tuttavia, può essere evitata dormendo in un dei tanti rifugi sbloccatili in giro per Harran, ma visto che durante le ore notturne il guadagno dei punti esperienza è raddoppiato, i giocatori non rinunceranno alla ghiotta occasione di salire di livello più velocemente fuggendo dai Notturni.

Svolgere missioni di notte sarà davvero faticoso, ma anche in questo caso verremo ricompensati con dell’esperienza extra che non guasta davvero mai.

E se non fossimo l’eroe?

In un’apocalisse zombie tutti immaginano di essere il sopravvissuto, l’uomo dall’indomito coraggio che mosso dalla sua voglia di vivere fa a pezzi i non-morti per portare in salvo il suo gruppo. Ma se non fosse così? Se per noi fosse troppo darti e ci fossimo già trasformati? Dying Light prova a rispondere a questa domanda con il DLC (gratuito se pre-ordinate il gioco) “Be The Zombie” in cui ci mette nei panni di un non-morto dalle straordinarie capacità il cui unisco scopo è quello di nutrirsi di carne umana.

Anche se non dotato di una campagna single-player, questo DLC riesce a farsi apprezzare particolarmente grazie alla possibilità di intervenire nelle partite degli amici o di altri giocatori provando così a banchettare sul loro cadavere. Anche in questo caso avremo la componente RPG che ci porterà a livellare il nostro zombie questa volta in un solo ramo.

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Aumentando le capacità del nostro zombie potremo muoverci più veloce, colpire più forte i nostri avversari e sfuggire più velocemente alla luce UV, che se prima era una nostra fida alleata, adesso sarà il nostro primo nemico.

Comparto Tecnico

Dying Light gira perfettamente a 1080p e 30fps su PlayStation 4 e il colpo d’occhio che ci regala la città di Harran è davvero molto bello. Il gioco presenta un’ottima cura per i dettagli, dagli enormi grattacieli alle piccole stanzette in cui potremo intrufolarci alla ricerca di materiali e oggetti vari. Anche i volti dei personaggi e i loro vestiti sono colmi di dettagli che ne caratterizzano non solo l’aspetto ma anche il carattere.

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La soundtrack è studiata per dare al giocatore un senso d’ansia che non lo abbandonerà mai durante il gioco, se non quando saremo al sicuro in un rifugio. Durante la nostra esplorazione infatti potremo udire lamenti, urla e passi degli zombie in lontananza o che si accingono ad attaccarci.

Le musiche avvolgeranno il tutto con un presenza sporadica per lasciare maggior spazio agli effetti sonori e ambientali che contribuiscono a rendere l’atmosfera di Dying Light davvero molto particolare.

Remote Play

Dying Light è forse il primo gioco con cui abbiamo riscontrato problemi nel Remote Play. I comandi su PS Vita funzionano alla perfezione, va detto, ed anche l’idea di assegnare la corsa al touch frontale risulta azzeccata. Tuttavia, per qualche strano bug che probabilmente verrà risolto nel corso degli aggiornamenti, il nostro personaggio continuerà a muoversi su se stesso virando a sinistra, senza far pesare troppo i nostri comandi.

Si tratta sicuramente di un bug, ma al momento in cui scriviamo il Remote Play è ingestibile proprio a causa di questo problema.

Considerazioni Finali

[average_score]Techland voleva riscrivere la storia dei survival horror con un’ambientazione open-world e si è avvicinata davvero tanto al proprio obiettivo. Dying Light è bello da vedere e da giocare, con una campagna principale che può superare tranquillamente le 15 ore di gioco per arrivare a 35 completando tutte le quest secondarie, ma il long-term-support promesso dagli sviluppatori arricchirà l’esperienza di gioco quasi ogni mese. La possibilità di giocare in co-op online arricchisce questo titolo con una funzione social davvero indovinata. Se vi piace il genere survival horror, Dying Light è un must-have che vi consigliamo di giocare in compagnia, ma anche da soli, magari in una stanza buia per aumentare il senso di ansia regalato dal titolo.

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Dying Light

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Dying Light

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Versione provata: PlayStation 4
Data di uscita: 27 Gennaio 2015 (Digital)
Genere: Shooter in terza persona, Survival Horror
Giocatore singolo: si
Multiplayer online: si
Sviluppatore: Techland
Publisher: Warner Bros.
Piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, PC.
Lingua: Italiano (dialoghi, menu, sottotitoli)

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